Michela Murgia – A colpi di rosario
Non è certo la scoperta del secolo: chi ama la narrativa pura
esige che la storia gli si attacchi agli occhi perniciosamente, che diventi la
sua malattia mensile. Il lettore reclama d’essere coccolato, che le vicende
dell’eroe siano il suo primo pensiero al risveglio e l’ultimo prima di
addormentarsi. Se avvezzo ad un trattamento di lusso raramente gli capiterà di
godere di un romanzo che, per motivi del tutto fittizi, distragga dalla storia;
accidenti come il prurito alla schiena,
la mosca e la zanzara.
Eppure può accadere una cosa del tutto inaspettata: la
vicenda si distacca completamente dal continuum narrativo per diventare il
ricordo di una precisa fase della nostra esistenza.
Così L’incontro di Michela Murgia è la
storia della mia infanzia che non ha
nulla in comune con le vicende del protagonista… è la separazione tra il contenuto effettivo del
libro “Ogni estate Maurizio, Franco e
Giulio diventano fratelli di biglie, di caccia alle libellule, di storie di
fantasmi e di lotta ai topi. Ma nell’estate del 1986 qualcosa, a Crabas, è
destinato a mettere in crisi quel presente plurale così naturale e così dato
per scontato: il vescovo Sparedda, ormai vicino al pensionamento, si mette in
testa di fondare in paese una nuova parrocchia intitolata al Sacro Cuore di
Gesù, che farà compagnia a quella di Santa Maria, da sempre «il polmone della
comunità». Imprevedibilmente, Crabas si spacca tra favorevoli e contrari. E per
la prima volta il confine tra noi e loro diventa una frattura che attraversa le
vie del paese.
La tensione aumenta man mano che ci
si avvicina alla cerimonia dell’incontro. Orgoglio di Crabas, L'incontro è la
processione più importante dell’anno: non una, ma due statue – quella della
Vergine e quella di Gesù – se ne vanno a zonzo su due percorsi diversi, per
incontrarsi infine nella piazza principale. Ma cosa può succedere se, per colpa
di parroci e parrocchiani incapaci di mettersi d’accordo, le statue che si
aggirano per il paese sono addirittura quattro?”
e tutte le indicibili
angherie commesse a danno mio e degli altri
in quell’età dove solo la paura dello schiaffone pone un limite alla
crudeltà; se ci ripenso adesso mi viene una pena angosciosa ripensandomi aguzzino
delle salamandre, bulletto notturno dei fossati e sterminatore indefesso delle
ebracce. Con L’incontro non c’è stata la (da alcuni esasperata) "immedesimazione", bensì una serie di eventi narrativi
scatenanti ricordi tutt’altro che contestuali alla fabula: io leggevo e la mia
memoria componeva le dinamiche di un’altra storia: la catarsi della mia età
crudele. Questa non potrà mai essere una
critica nel senso classico del termine, semmai una fuga, un dileguarsi dal
pericolo del giudizio perché giudicare comporterebbe un allontanamento da una delle
esperienze più strane della mia vita di lettore. Lasciatemelo dire, letta l’ultima
pagina e chiuso il libro ho pensato: “quell’infame di rudy mi deve ancora 500
lire”. Provateci…
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