giovedì 25 ottobre 2012





Michela Murgia – A colpi di rosario


Non è certo la scoperta del secolo: chi ama la narrativa pura esige che la storia gli si attacchi agli occhi perniciosamente, che diventi la sua malattia mensile. Il lettore reclama d’essere coccolato, che le vicende dell’eroe siano il suo primo pensiero al risveglio e l’ultimo prima di addormentarsi. Se avvezzo ad un trattamento di lusso raramente gli capiterà di godere di un romanzo che, per motivi del tutto fittizi, distragga dalla storia;  accidenti come il prurito alla schiena, la mosca e la zanzara.
Eppure può accadere una cosa del tutto inaspettata: la vicenda si distacca completamente dal continuum narrativo per diventare il ricordo di una precisa fase della nostra esistenza.
Così L’incontro di Michela Murgia è la storia della mia infanzia che non ha nulla in comune con le vicende del protagonista… è la separazione tra il contenuto effettivo del libro “Ogni estate Maurizio, Franco e Giulio diventano fratelli di biglie, di caccia alle libellule, di storie di fantasmi e di lotta ai topi. Ma nell’estate del 1986 qualcosa, a Crabas, è destinato a mettere in crisi quel presente plurale così naturale e così dato per scontato: il vescovo Sparedda, ormai vicino al pensionamento, si mette in testa di fondare in paese una nuova parrocchia intitolata al Sacro Cuore di Gesù, che farà compagnia a quella di Santa Maria, da sempre «il polmone della comunità». Imprevedibilmente, Crabas si spacca tra favorevoli e contrari. E per la prima volta il confine tra noi e loro diventa una frattura che attraversa le vie del paese.
La tensione aumenta man mano che ci si avvicina alla cerimonia dell’incontro. Orgoglio di Crabas, L'incontro è la processione più importante dell’anno: non una, ma due statue – quella della Vergine e quella di Gesù – se ne vanno a zonzo su due percorsi diversi, per incontrarsi infine nella piazza principale. Ma cosa può succedere se, per colpa di parroci e parrocchiani incapaci di mettersi d’accordo, le statue che si aggirano per il paese sono addirittura quattro?”
e tutte le indicibili angherie commesse a danno mio e degli altri  in quell’età dove solo la paura dello schiaffone pone un limite alla crudeltà; se ci ripenso adesso mi viene una pena angosciosa ripensandomi aguzzino delle salamandre, bulletto notturno dei fossati e sterminatore indefesso delle ebracce. Con L’incontro non c’è stata la (da alcuni esasperata) "immedesimazione", bensì una serie di eventi narrativi scatenanti ricordi tutt’altro che contestuali alla fabula: io leggevo e la mia memoria componeva le dinamiche di un’altra storia: la catarsi della mia età crudele.  Questa non potrà mai essere una critica nel senso classico del termine, semmai una fuga, un dileguarsi dal pericolo del giudizio perché giudicare comporterebbe un allontanamento da una delle esperienze più strane della mia vita di lettore. Lasciatemelo dire, letta l’ultima pagina e chiuso il libro ho pensato: “quell’infame di rudy mi deve ancora 500 lire”. Provateci…